martedì 15 marzo 2011




MITCHELL MAG PRO-LITE 500 & MITCHELL MAG PRO LIGHT -

Ci sono marchi che a pieno titolo sono sinonimo della pesca, perché hanno attraversato mode e tecniche, anche se non sempre tutti i prodotti hanno raggiunto vertici elevati. Mitchell, seppure proveniente dalla vicina Francia, è stato per molte generazioni di pescatori italiani, un vero punto fermo per lo spinning. Non ho certo la pretesa di fare la storia di questo glorioso marchio in poche righe, mi limiterò quindi alle sole sintetiche esperienze personali. Negli anni sessanta mio padre usava un Mitchell 304, esteticamente simile ai Luxor che imperversavano a pieno titolo. Considerando che le mie prime esperienze a spinning, risalgono al ‘62 si intuisce che con questo mulinello (tuttora di mia proprietà) non ho avuto lo stesso feeling come con il Mitchell Garcia 308, ma eravamo già intorno al ‘65/’66. Quest’ultimo divenne il mio preferito per il lancio ultraleggero, ed è tuttora funzionante ed in splendida forma! Naturalmente da allora acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta, ma quando, finalmente ho avuto modo di provare il nuovo Mitchell Mag Pro-Lite 500, serie superiore alla già ottima Mag Pro dello scorso anno, abbinato alla canna Mitchell Mag Pro Light da 5’1”, l’emozione è stata davvero forte. In un attimo sono tornato alle splendide acque verde smeraldo del “mio” Vara ed ai primi importantissimi anni formativi, quelli in cui si consumava la suola degli stivali a stagione, quando l’unica alternativa alla trota era il cavedano invernale, perché nell’ultraleggero, allora come adesso, riponevo tutte le mie aspettative! Ma veniamo subito al Mag Pro-Lite 500 con i suoi 199 gr. di peso, benché la taglia 500 sia solo nominale perché di fatto corrisponde ad un 2000, ma, grazie al corpo e rotore in magnesio, trattato antisalsedine per un eventuale uso marino o in acque salmastre, alla bobina in alluminio ed alla manovella in carbonio con il pomello in EVA ad alta densità, il peso rimane contenuto nei grammi indicati. È un mulinello da torrente, con il suo rapporto giri di 6.2:1 per un recupero di 86 cm. a giro di manovella, indispensabili se si lancia a risalire. Molto scorrevole e fluido per la precisione degli ingranaggi e i suoi nove cuscinetti a sfera, bilancia perfettamente la Mag Pro Light da m.1,52 che lancia da 1 a 6 grammi. Chi ha letto il mio precedente post riguardante le categorie dello spinning, obietterà che i 6 grammi lanciabili di fatto fanno uscire questa canna dall’ultra leggero per entrare, seppure al limite, nel lancio leggero! Siamo davvero al limite, ma stiamo parlando di torrente, quello che alterna le rocce scure della foto a ciottoli di marmo, quello con piccole buche profonde e raschi velocissimi difficili da gestire con canne troppo morbide, soprattutto ad inizio stagione. Il compromesso è stato dunque questo: ho utilizzato questa canna che lancia da 1 a 6 grammi ma non ho usato esche superiori ai 3,5 grammi, rimanendo perciò in una “terra di nessuno” sicuramente non canonica ma assolutamente molto appropriata. Iniziamo dalla lunghezza, 1,52 cm. estremamente indicata per il torrente e per gestire le esche se si desidera anche jerkare. Grezzo in carbonio 24T, manico in Eva splittato, innesto a spigot, anelli SIC, conicità molto contenuta ma soprattutto azione media, con riserva di potenza nel calcio, accentuano la sua grinta anche con prede di buona taglia da togliere rapidamente dalle zone pericolose. Lancia praticamente tutto! Dalle esche leggerissime, fino ai 3,5 indicati, gestendoli egregiamente. Molto sensibile, soprattutto se abbinata ad un trecciato sottile con i suoi 90 gr. di peso forma un combo ideale con il Mag Pro-Lite 500, cosa aggiungere? Trote attente a voi..la Mitchell è tornata..

domenica 30 gennaio 2011

ULTRALEGGERO
Ho recentemente constatato quanto interesse si stia sviluppando per il lancio ultraleggero, nonostante tutto, c'è ancora chi desidera affrontare le acque veloci del torrente
o quelle del fiume appenninico con un'attrezzatura specifica, mirata al lancio ed alla gestione di piccole esche ma veramente tali. Devo però fare un doveroso distinguo: per ultralight si intende il lancio di qualsiasi esca, purchè contenuta nei 3 grammi di peso, oltre tale grammatura si rimane nel lancio leggero che arriva a 5-8 grammi max. ancora oltre si parla di spinning medio, sensibilmente polivalelente. Così, a poco meno di un mese dal fatidico giorno dell'apertura della trota, ho pensato che forse poteva interessare un approfondimento storico sulla classificazione di tale tecnica...
Iniziamo dunque citando i "sacri testi" che sono poi i libri pubblicati in Italia che fanno riferimento allo spinning.
Le prime citazioni che ho trovato sono queste:

Giovanni Randone Olgiati “Lanciare” 1935/45

“Lanciare” prima edizione 1936, seconda 1945 - “Un esca extra leggera vuol essere lanciata da una canna nervosa e flessibile, una medioleggera da una di elasticità minore mentre un esca pesante esigerà una canna più rigida. Tutto ciò sia per arrivare a lanci di lunghezza ragionevole, sia per una buona durata dell’attrezzo.”

Lancio Pesante o leggero

Cosa è meglio, il lancio pesante o leggero? A questa domanda, come tutte quelle affette da un semplicismo un po’ brusco, mal riesce agevole di rispondere. Praticamente può convenire una canna medio leggera , che permetta ad esempio il getto di pesi fino a 15, 20 grammi e quindi anche pesi inferiori, leggeri. Un tale tipo di canna si può definire utilitario: soddisfa a bisogni svariati, serve in acque poco oppure, abbastanza profonde, in quasi tutti i casi, per tutti i pesci d’acqua dolce, e consente senza dubbio un certo sport. Di contro a questo stile utilitario che può essere suggerito da considerazioni economiche, sta lo stile dei “puri” della pesca: Questo è naturalmente lo stile più razionale: almeno due canne, una leggera e una da lancio pesante: Lo scopo di quest’ultima formula è di potere, grazie ad un autentico frustino a una mano, godere in pieno di tutti i piaceri del vero lancio leggero, che si presta quasi solo ad acque non fonde o a recuperi in superficie, ma è però senz’alcun dubbio la forma di lancio più “artistica” e “sportiva”.

Quindi, già nel 45 si indicava l'uso di almeno un paio di canne, evitando l'unico attrezzo tuttofare, come invece venne proposto da altri autori in seguito, e come viene tutt'ora indicato. Quante volte ho letto di una canna progettata espressamente per il bass e per esche specifiche, proposta anche per la trota senza tante storie...

Celestino Durando “Guida del moderno pescatore in acque dolci” 1962

Il pescatore deve impiegare la canna la cui potenza è in esatto rapporto con il peso che lancia. Quindi canne corte per lanci leggeri, medie per lanci medi lunghe per lanci pesanti. Il filo (o più esattamente il suo diametro) è in diretto rapporto con la distanza raggiungibile dall’esca, fermo restando il peso di questa. Il peso dell’esca è in rapporto con il diametro del filo oltre che con la potenza della canna ; di conseguenza solo un equilibrio tra questi tre fattori (ai quali si può anche aggiungere il peso del molinello) può consentire un lancio perfetto dal punto di vista della sua esatta misurazione.

Il Durando, suggerisce già negli anni 60 di aver molta cura del rapporto del peso dell'esca, filo, potenza della canna, nonchè peso del come scrive lui "molinello", solo così pensava di poter ottenere il lancio perfetto!

Gian Domenico Bocchi “La tecnica dello spinning” 1974

Lancio Ultraleggero: canna di potenza non superiore a 150 gr.; artificiali da 1 a 3 grammi.

Lancio Leggero: canna di potenza 200-300 gr.; artificiali da 4 a 8 grammi.

“…l’ultraleggero possiamo riservarlo esclusivamente per la pesca della trotella in montagna o per insidiare pesci di taglia ridotta in acque aperte con pochi ostacoli

Anche Gian Domenico Bocchi, nel suo libro classifica l'ultra leggero ma lo relega in un piccolo settore dello spinning, evidentemente perchè più interessato a praticare la pesca a lancio con attrezzature maggiori, rivolta prevalentemente ad altri predatori come il luccio.

Mario Albertarelli “La pesca nel fiume, nel torrente, nel lago” 1978

Nella pesca con il cucchiaino è che spesso, soprattutto se si usa il leggero e l’ultraleggero, si può pescare con una sola mano, anzi direi che la vera tecnica consiste proprio nel servirsi di un solo braccio, limitando l’intervento dell’altra mano per aprire l’archetto prendi filo un attimo prima del lancio e poi per girare la manovella del mulinello durante il recupero, mentre la mano che impugna la canna guida il cucchiaino in interessanti zig-zag che accrescono il suo potere altamente adescante. A questo punto però il lettore si chiederà quali sono i limiti dei vari lanci:

Lancio ultraleggero – nylon da 0.10 a 0.15 con esche da 3 grammi.

Lancio leggero – Nylon da 0.16 a 0.24 con esche da 3 a 5 grammi.

Lancio medio – Nylon da 0.26 a 0.32 con esche da 6 a 18 grammi.

Lancio pesante – dalle misure precedenti in su, con proporzioni.

“ogni pescatore di cucchiaino sa che l’ultraleggero è il sistema più nobile e più appassionante, non solo, anche il più impegnativo, perché quasi sempre si tratta di vincere grossi pesci con piccole attrezzature..”

Sempre negli anni settanta, è invece l'indimenticato Albertarelli, con la sua eleganza ad indicare il corretto utilizzo dell'ultraleggero, indicando persino i movimenti del polso che impugna la canna per fare interessanti Zig Zag, che altro non sono se non un primissimo jerking! Quando si dice precorrere i tempi! Fornisce anche una dettagliata tabella ed una appassionata definizione...

Renzo Portalupi “La pesca al lancio” 1984

La tabella fornisce una graduatoria delle varie categorie della pesca a lancio:

Ultraleggero Canne m. 1,30-2,20 Lenza 0.08-0.16 Grammi 0,90-3

Leggero 1,50-2,50 0.16-0,25 3-4 10-12

“..è un grave errore utilizzare canna e mulinello di grande potenza per lanciare esche leggere, ne risentirà il lancio, che risulterà corto e impreciso..”

Lancio ultra (o super) leggero “…questa pesca infatti può considerarsi il banco di prova del pescatore, al quale in questo caso è richiesta grande abilità per compiere lanci precisi ed eccellenti. Egli dovrà altresì disporre di attrezzi di prim’ordine e di qualità indiscussa, che devono essere sempre all’altezza del compito richiesto e dei quali dovrà avere la cura che meritano…la canna dovrà essere superleggera e ad azione rapida, mentre del peso di una piuma sarà il piccolo mulinello dal recupero veloce. Tutto qui è all’insegna della leggerezza e sottigliezza…le esche sono di vario tipo:cucchiaini singoli o tandem di 2 0 3 grammi, minuscoli cucchiaini mosca, insetti vivi, morti o finti dotati di poca piombatura, moschette piombate, devons, plughi, pesci morti, che si lanciano e si recuperano quasi in superficie, nelle buchette poco profonde, nei rigiri, nella corrente moderata…”

Infine ecco quanto scriveva Portalupi, definendo grave errore usare una canna inadatta per ottenere lanci precisi, fornisce anche un osservazione dettagliata del lancio "super leggero". Tutto questo fino alla metà degli anni 80, personalmente nei miei due libri "Il manuale delle esche artificiali" e "Spinning 2000" ho ribadito in pieno tali concetti anche se indicando soprattutto la grammatura delle esche da utilizzare con i vari predatori. Tuttavia, l'ultra leggero è ancora considerato da molti come una tecnica fortemente alternativa, da usare prevalentemente in estate, con piccoli pesci ed in piccoli ambienti. Ciò è vero solo parzialmente! Fortunatamente i sinceri estimatori di questa tecnica, sanno bene che è possibile averne un uso più ampio e non potrebbero ormai rinunciare al piacere di incontrare le loro prede con un'attrezzatura così "elegante" ed al tempo stesso così efficace!

giovedì 2 dicembre 2010

Spigole in porto con la gomma



Quando si pensa allo spinning in mare per la spigola, ci si immagina subito un'attrezzatura di una certa potenza per lanciare esche a buona distanza e soprattutto, gestire eventuali belle catture. Tutto il mese di Novembre ho però voluto provare ad usare una comune attrezzatura da lancio leggero all'interno del porto, cercando le spigole che si avvicinano alla riva cacciando piccoli pesci o meglio ancora le ceche. Ho quindi utilizzato la Mitchell Elite Spin che lancia da 6'6" (m. 1,98) che lancia da 2 ad 8 gr. abbinata al Penn Atlantis 2000 imbobinato con trecciato Berkley dello 0.10 con il solito finale di fuorocarbon dello 0.20. Ho cercato ambienti a ridotta profondità come gli scivoli per le barche o i tratti sabbiosi alternati a piccoli scogli, scegliendo di usare solo esche di gomma, innescate molto semplicemente con amo dritto tipo aberdeen a gambo lungo del n.8 e come zavorra un piombo a proiettile da 1/16 di oncia.
Non ho quindi usato assolutamente bombarde o altri galleggianti per lanciare, ma ho fatto soltanto affidamento sul peso dell'amo e del piombo. Ovviamente i lanci sono piuttosto modesti ma l'obiettivo è sorprendere la spigola quando caccia vicino alla riva. Come esche ho usato il Gulp Alive Minnow di colore bianco da 1' (2,5 cm.) o la misura più grande da 6 cm, in alternativa il Gulp Mini EarthWorm innescandolo doppio per ottenere un minimo di lunghezza in più.
Ho effettuato le mie uscite al tramonto/notte diciamo dopo le 17, avendo cura di scegliere le serate prossime all'acme di marea e francamente i risultati non sono mai mancati. Ho recuperato le mie esche molto lentamente facendole a tratti strusciare sul fondo misto sabbioso, ottenendo un sacco di attacchi ed anche numerose catture sebbene di taglia non entusiasmante ma la speranza è di sorprendere anche qualche bell'esemplare, considerando comunque che tutte le prede, come al solito, sono state liberate e che l'uso dell'amo singolo ha agevolato molto il rilascio, In ogni caso, l'uso di un'attrezzatura così leggera ha reso interessante anche la cattura di piccole prede...come già detto...in attesa di fare il colpaccio...

mercoledì 13 ottobre 2010

Spigole d'autunno in fiume


Quando si parla di spigola il pensiero corre veloce al mare o alla foce del fiume, pochi la associano invece all'interno del fiume, anche se la sua abitudine a risalirne il corso è quasi un luogo comune.
Mi sono dedicato a questo pesce fin dagli anni 80 quando ho avuto la prima cattura casuale insidiando cavedani. Inutile dire che la scoperta di questo splendido protagonista ha polarizzato subito la mia attenzione. Inizio ad andare sul fiume ai primi di giugno e termino alla fine ottobre/primi di novembre, ma quando dico andare sui fiumi tirrenici che frequento, mi riferisco a 12/14 e persino 25 chilometri dalla foce. Pare impossibile, eppure la spigola compie dette migrazioni all'interno del fiume al solo scopo di insidiare le sue prede , e non per motivi di riproduzione come la cheppia.
L'evoluzione che però vorrei evidenziare , è quella di pescarle in pieno giorno e con attrezzatura leggera, ovvero una sfida nella sfida!
Sappiamo bene che il branzino ama cacciare la notte o in condizioni di acqua cupa dopo una piena e preferibilmente nelle ore del culmine di marea.
In realtà, almeno in autunno (da settembre in poi) con l'accorciarsi delle giornate , è possibile trovare l'acme di marea nel tardo pomeriggio, ma comunque in piena luce, e scoprire che la spigola attacca in piena superficie anche con acqua chiara come quella in foto.
Il periodo ottimale , è quello che va da un'ora prima della marea, fino ad un'ora dopo, o comunque con l'approssimarsi del calasole, diciamo dalle 18,30 al tramonto.
Quando ho parlato di lancio leggero, intendo quello che si pratica con questa attrezzatura: canna Mitchell Elite Spin da 6' (m. 1,98) che lancia da 3 ad 8 grammi, in carbonio alto modulo T30 ed anelli in SIC, abbinata al mulinello Mitchell Mag Pro 2000 imbobinato con Berkley Crystal Competition 0.074, con carico di rottura superiore ai 5 kg.
Pescando eslusivamente in superficie utilizzo i Berkley Ripple Sad da 7 cm. o i Pulse Shad da 6 cm. in varie colorazioni, innescandoli con un amo dritto tipo Aberdeen ed aggiungendo un piombo a proiettile montato rovesciato, per ottenere un tiepido effetto popper, oppure spiombati se la distanza da coprire non è eccessiva, li connetto mediante un "senza nodo" senza fare un terminale in fluorocarbon, perchè pescando Top Water non esiste il pericolo di abrasione.
La tecnica è molto semplice: individuata la correntina di un raschio o successiva ad un cambio di livello del fiume, mi posiziono lateralmente lanciando la mia esca trasversalmente, in maniera che attraversi la corrente saltellando e pattinando in piena superficie, proprio come un pesciolino che salta impazzito fuori dall'acqua sotto la minaccia del predatore. Si ottengono abboccate spettacolari, anche quando le prede sono di modeste dimensioni come quelle fotografate, ma ancora una volta voglio ribadire che non è importante solo raggiungere il risultato ma come lo si raggiunge!
So bene che le spigole di taglia maggiore entrano in caccia in piena notte, ma in fiume la pesca è consentita un'ora prima dell'alba ed un'ora dopo il tramonto, inoltre indurre all'attacco la spigola, seppure di taglia minore, in pieno giorno vale tutto l'impegno profuso!
Aggiungo infine che la pratica del catch and release, è estesa logicamente da me anche a questo predatore, indipendemente dalla sua taglia. Una bella foto e via!

venerdì 18 giugno 2010

Fusion Evolution


Fusion è una mia personalissima interpretazione dello spinning ultraleggero, con chiare assonaze alla pesca a mosca. Ecco spiegato l'uso di materiali abitulamente utilizzati per tale tecnica ed anche alcune tipologie di esche, seppure debitamente appesantite, per essere così impiegate a spinning.
Come accade a qualsiasi attività creativa in continuo divenire, anche i miei artificiali hanno subito una metamorfosi importante, senza però perdere le loro peculiarità.
Iniziamo però ad osservare meglio la foto: in alto a sinistra vediamo il Rolls, il mio personalissimo rotante da 4 gr. per 4 cm. - a fianco il FoamMinnow 101 da 3 cm per 2,5 gr. un minnow dalla linea classica, realizzato in foam bianco e decorato con pennarelli. Sotto a sinistra, il FilFish da 4 gr. per 3 cm. un piccolo lipless rivestito di Tuby Cord ed Epoxi - A fianco, il FilFishSpoon da 4 gr. per 3 cm. con le stesse caratteristiche del precedente, tranne la forma- Infine l'WeithSpoon, un piccolissimo ondulante da 2 grammi per 2 cm. ricavato da una sottile lastra di piombo, con all'interno un anima in acciaio armonico inox da 0.6 mm. finito con Epoxi e glitter oro.
Tutti artificiali che chi mi segue conosce già, ma ad eccezione del Rolls, rimasto immutato, il FoamMinnow, il FilFish ed il FilFishSpoon, non sono più realizzati sul gambo di un amo di dimensioni adeguate (tre/quattro cm.) ma con anima interna in acciaio inox armonico, split ring e amo singolo barbless.
La scelta radicale, si è resa necessaria perchè un amo di grosse dimensioni, possiede una curva molto ampia, che potrebbe causare danni alle trote e cavedani a cui mi sono dedicato quasi completamente.
Chiaramente un amo più piccolo fa meno danni e può essere sostituito in caso di danneggiamento.

Tutto qui!

Alla prossima

domenica 4 aprile 2010

Un filo di speranza


La speranza è quella che non dovrebbe mai morire, e comunque per "Un filo di speranza" non mi riferisco al fatto di avere sempre belle catture "in canna", ma più semplicemente come riuscire a concretizzare l'attacco del predatore, resistere adeguatamente alla sua difesa, fino alla fatidica foto nel sottoriva. Sappiamo che successivamente all'attacco, si deve evitare di prolungare il recupero del pesce per evitargli lo stress da difesa, sempre dannoso per la sua sopravvivenza. Tuttavia, almeno in passato, chi desiderava praticare l'ultraleggero era per forza di cose costretto ad utilizzare fili molto sottili, altrimenti non sarebbe riuscito a lanciare le esche da pochi grammi solitamente impiegate. Il filo sottile, imponeva una cautela di recupero indispensabile per evitare fatali rotture e questo purtroppo, prolungava i tempi del recupero. Attualmente il problema è brillantemente risolto con gli innegabili passi avanti compiuti dai trecciati. Prima di tutto il colore, divenuto traslucido, non rappresenta più una turbativa in acque chiare, e poi l'assenza di allungamento, traducibile in sensibilità senza pari, ma soprattutto l'enorme carico di rottura associato a diametri ultra contenuti. Il Berkley Fireline Crystal da 0,04 mm. che vedete in foto ha un catrico di rottura di ben 3,5 kg. assolutamente ultra sicuro per l'ultraleggero da trota! Il suo ridotto diametro, consente l'utilizzo di esche di 1-2 grammi senza problemi , ma il suo carico di rottura così elevato ci da soprattutto la possibilità di recuperare in fretta la preda evitandogli i problemi già indicati. Per ottimizzare il tutto, sono solito fare un finale in fluoro carbon di 50/60 cm. collegato al trecciato con il nodo Uni to Uni. Quest'ultima parte resiste meglio alle abrasioni sui sassi duri del torrente e consente di eseguire nodi più sicuri, oltre ad un innegabile invisibilità. Insomma, per me il trecciato è divenuto un pò come la coda per la pesca a mosca, ho solo l'accortezza di utilizzare canne con azione meno fast o rigida se preferite, per smorzare un pò l'assenza di allungamento con l'elasticità della canna, ciò evita un contatto troppo duro con la preda, soprattutto se si utilizzano solo ami singoli barbless come il sottoscritto. Un nota tecnica, che consente di superare vecchi problemi, e concentrarci di più sulla pesca nell'ambiente da trote più bello e difficile in assoluto che è il torrente.

giovedì 4 marzo 2010

L'esca filosofale

Gli alchimisti credevano che "la pietra filosofale" potesse trasformare il comune piombo in oro. Un potere magico in grado di sovvertire le più comuni leggi della natura, in realtà solo una chimera inseguita con costanza ed ostinazione. Mi chiedo se questo binomio di magia ed irragiungibilità, può essere applicato allo spinning, che sappiamo essere tecnica con profonde radici filosofiche. Una prova per tutte, è l'innegabile fiducia maturata da ognuno di noi nei confronti di un esca specifica, riuscendo a renderla più efficace che in altre mani! Potenza del pensiero? o fiducia nei mezzi impiegati? Forse entrambe le cose, ma il fatto è concreto, ognuno di noi deve poter credere che il pezzo di metallo, di legno o plastica si animi di vita reale sotto il nostro comando. Ma non è questa l'esca filosofale, è piuttosto qualcosa che ha rivestito o riveste ancora, un posto primario. E' l'esca a cui si fa ricorso quando tutte le altre proprio "non girano", ma a volte non esce neppure dal suo angolo privilegiato della nostra scatola portaesche. Rimane tranquilla, ma sappiamo che c'è, ed è pronta come sempre a risolvere i momenti meno favorevoli. Insomma, una sorta di talismano irrinunciabile dai poteri taumaturgici, qualcosa capace di sovvertire i momenti bui, ma anche infondere fiducia al nostro ego, quando l'entusiasmo finisce sotto le suole degli stivali. Ma l'esca filosofale, può essere anche qualcosa di concreto che abbiamo costruito da soli, che abbiamo usato già molto a lungo, e che per nulla al mondo vorremmo lasciare sui rami del torrente, sempre avidi di artificiali. Perciò viene conservata in un posto di assoluto privilegio, ed anche se un pò ammaccata, continua a spandere la sua efficacia preziosa ed inalterabile. Infine, l'esca filosofale, può essere anche un artificiale assolutamente inedito, creato cercando di sovvertire le più elementari norme di aero ed idrodinamica, qualcosa che ci appartiene così profondamente, da rimanere "segreto" per molto, molto tempo...per poi uscire finalmente allo scoperto e di cui andare fieri, soprattutto perchè usare qualcosa di auto costruito ed ottenere risultati positivi, aggiunge senz'altro qualcosa in più...

In foto il mio Rolls ed un link per saperne di più http://xoomer.virgilio.it/cjbur/i_scheda18.htm